Nel Lazio sono rimasti ormai 30 sportelli bancari ogni 100mila abitanti. La metà dei Comuni non ne ha più uno sul proprio territorio. Uno su cinque, ormai, rischia di rimanere senza l’unico che c’è. Ne hanno meno soltanto in cinque regioni: Molise, Puglia, Sicilia, Campania e Calabria.
La Cisl Lazio e la sua First, Federazione del terziario, hanno mostrato un quadro preoccupante alla Regione Lazio. La risposta all’istanza è arrivata: una prima riunione di confronto a favore dell’istituzione dell’Osservatorio regionale sul credito.
I segretari regionali Enrico Coppotelli e Caterina Scavuzzo, per conto di Cisl e First, apprezzano che «la vicepresidente Roberta Angelilli – annunciano – abbia dato immediata risposta alla nostra esigenza di affrontare il gravissimo problema della desertificazione bancaria nella nostra regione, fissando per il 19 febbraio prossimo un primo incontro per confrontarci sulla situazione e valutare le migliori iniziative da intraprendere».
Al di sotto della media nazionale
A reclamare un incontro sono i numeri sfornati dalla First Cisl con il suo di Osservatorio: sulla desertificazione bancaria. Ovvero, ormai, l’addio delle grandi banche a un quarto del territorio laziale: ritenuto non più redditizio. Oltre la metà della popolazione, del resto, utilizza l’internet banking: lo sportello online. Ma il Lazio è al di sotto della media nazionale: 36 sportelli ogni 100mila italiani, sei in più. Sono ben 119 i Comuni che hanno visto dileguarsi le banche.
251mila persone e 12.500 imprese, però, sono rimaste senza ufficio bancario. Due terzi di quelle persone e imprese lo hanno visto sparire dal loro Comune dal 2015 in poi. E non finisce qui, perché rischiano ormai anche 300mila cittadini e 16.500 aziende situati in cittadine con un solo sportello bancario: 31mila cittadini e 1.700 aziende in più nel giro di un anno. Soltanto nel 2023, un tasso negativo di 6mila anime e 340 società private.
Si trovano nel Basso Lazio la metà dei Comuni più popolosi totalmente privi o con un solo sportello. Nella provincia di Frosinone non ce ne sono nemmeno uno a Pofi, Castrocielo e Castelliri, tra 3 e 4mila abitanti. Ne resta una a Monte San Giovanni Campano, malgrado i suoi oltre 12mila cittadini, nonché a Boville Ernica e Cervaro: tra 7 e 8mila abitanti. Nella provincia di Latina, invece, ne sono sprovvisti Roccagorga e Norma: tra 3 e 4mila residenti. E, se continua così, chiuderanno anche gli unici presenti a Sermoneta, Sonnino e Santi Cosma e Damiano: tra 7 e 10mila abitanti.
Cisl: «Il trend è peggiorato»
«Il sistema creditizio del Lazio – così, con una nota congiunta, i segretari Coppotelli e Scavuzzo – ha conosciuto un notevole ridimensionamento rilevabile da tutti gli indicatori di settore: il numero dei dipendenti impiegati, il numero di sportelli operativi sul territorio e dei principali aggregati monetari che ne descrivono l’attività».
Se erano 28mila nel 2011, oggi i dipendenti sono 24mila. «Una perdita secca di 4mila posti di lavoro e una chiusura di 800 sportelli bancari – denunciano Cisl e First Lazio -. E in questi ultimi due anni il trend è peggiorato». La Ciociaria, tra le 107 province italiane, è 84esima per desertificazione assoluta e 88esima per quella parziale: a livello regionale, rispettivamente, penultima e ultima. Meno peggio il Pontino: 46esimo per assenza di sportelli e 35esimo per sportelli unici.
«Quando parliamo di desertificazione bancaria – continuano Coppotelli e Scavuzzo – intendiamo dire che il sistema creditizio si ritira da quei territori e da quelle attività reputati maggiormente a rischio o comunque meno redditizi nell’intento di preservare il proprio conto economico. Le conseguenze sono tante e tutte negative».
Le conseguenze della desertificazione
Elencano, allora, le conseguenze: «Si eroga meno credito, soprattutto alle famiglie e ai piccoli e medi imprenditori, agli artigiani. Più in generale ai lavoratori. E questo finisce con il peggiorare le singole situazioni, soprattutto in un momento di grande difficoltà: poco lavoro, enorme precarietà, difficoltà a fronteggiare le singole situazioni».
Lo avevano già detto in un convegno della First Cisl: «È necessaria una maggiore conoscenza e condivisione delle politiche creditizie, al fine di poter meglio indirizzare gli impieghi destinati a imprese e famiglie, rilanciando l’economia del Lazio in modo sostenibile ed innovativo. Una forma di partecipazione diffusa, da sempre cifra distintiva ed identificativa della Cisl».
Ora chiedono una governance partecipata di Pnrr e sistema del credito. «I lavoratori bancari saranno il player basilare – prospettano i segretari regionali di Cisl e First – attraverso un percorso di centralità e valorizzazione delle lavoratrici e lavoratori del settore».
Banche Popolari in controtendenza
La Banca Popolare del Cassinate, che in controtendenza riapre nei piccoli comuni, è presente in dieci Comuni come Intesa San Paolo. Quest’ultima, però, ha cessato l’ultimo sportello in tredici centri laziali tra 2015 e 2023. In tal senso, però, è l’Unicredit la banca che se n’è andata di più: da 26 località in meno di un decennio.
Dalla vicepresidente Angelilli, assessora regionale allo Sviluppo economico, hanno appena ricevuto il benestare alla riunione per la rottura del ghiaccio rispetto a una questione scottante. «Riteniamo – si spiegano i segretari Coppotelli e Scavuzzo – che in un momento come questo dove ci saranno moltissimi finanziamenti pubblici, tra Pnrr e Giubileo, comprendere come si muove anche il credito privato e soprattutto come le banche decidono di abbandonare o investire nei territori è un problema molto sentito».
Infine, il plauso alla resistenza delle Banche Popolari: «Continuano ad investire per sopperire a queste carenze a cominciare da quanto il vice presidente di Assopopolari, il professor Vincenzo Formisano, sta realizzando partendo dal Basso Lazio con la Popolare del Cassinate. Crediamo che questi esempi virtuosi vadano riconosciuti. Continueremo la nostra azione perché non sono infatti solo le persone a subire le conseguenze dell’abbandono dei territori da parte delle banche, ma come più volte evidenziato il problema è rilevante anche per molte piccole e medie imprese».
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