Ottobre indica l’arrivo dell’autunno, ma è anche il periodo delle caldarroste. Soprattutto in passato, le strade in questo mese sono piene di venditori di castagne. Secondo la tradizione, il Castagnaro è una figura tipica partenopea. Ma Cassino ha una forte influenza anche dal napoletano. Dunque, l’antico mestiere si svolge direttamente in strada con un carretto che trasporta e conserva le caldarroste. Semplicemente incise sul lato bombato, vengono cotte e servite in un foglio di carta a forma di cono, il cosiddetto cuoppo. Ma oggi le caldarroste continuano a raccogliere successi. Per lo più le prepariamo in casa.
La tradizione delle caldarroste nella cucina cassinate
Le caldarroste sono le castagne arrostite lentamente sul fuoco, all’interno di una pentola bucherellata. A Cassino sono un simbolo del periodo autunnale. Infatti, è tradizione preparare le caldarroste in casa, come un comfort food autunnale. Anche se siamo soliti anche acquistare il prodotto presso venditori ambulanti durante feste e sagre di paese. Vero è che difficilmente possiamo resistere al profumo che le castagne sprigionano quando sono cotte alla brace. Soprattutto nella zona del cassinate troviamo le caldarroste nella classica padella con i fori. La stessa che usiamo per la cottura a casa. Infatti, questo tipo di padella permette alla fiamma di entrare in contatto con le castagne, senza però bruciarle troppo. Infatti, le castagne devono abbrustolire al punto giusto. Certamente possono essere preparate anche al forno.
Ma, la cottura classica è una ricetta che non passa mai di moda. Si tratta di una tradizione che passa da una generazione all’altra. Ad oggi, ancora tante famiglie sono legate a questa ricetta. Infine, le serviamo con una bella tazza di vin brulè. Si tratta di una bevanda calda e aromatica, ideale per le fredde giornate autunnali. Per realizzare delle caldarroste perfette, esistono dei segreti. Infatti, il consiglio degli esperti è quello di bagnare con acqua un foglio di carta. Per esempio possiamo utilizzare la carta del pane. Strizziamo bene e utilizziamola per coprire le castagne durante la cottura. Soprattutto, bagniamo di frequente la carta, per evitare che asciughi, altrimenti può bruciare. In questo modo le caldarroste saranno abbrustolite al punto giusto.
Il castagneto di Terelle
La tradizione delle caldarroste è, per il nostro territorio, anche fonte di turismo. Si tratta di riscoprire il nostro passato e le nostre radici. Per esempio, il Castagneto di Terelle è una vera opera monumentale della natura. Si tratta di una località della zona da visitare. Si trova nella campagna sottostante il paese di Terelle. Bisogna scendere verso la parte orientale. Particolarmente bella la zone, perché troviamo centinaia, anzi migliaia di castagni. Si tratta perlopiù di piante ultracentenarie, alte, maestose. Infatti, proprio per la bellezza del posto. Ma anche perché la natura va salvaguardata, dobbiamo proteggere questo luogo. Dunque, la soluzione è quella di creare una zona parco, nel cuore del Castagneto. Questo è ciò che stiamo facendo per custodire tanta bellezza. Inoltre, Parliamo di un parco dove troviamo alcuni tra gli alberi più longevi che si possono ancora ammirare.
Qualcosa di particolare da vedere a fior di campagna è il contorno del tronco di un castagno. A causa di un recente accidentale incendio di pulizia, resta solo il suo ceppo con una circonferenza di ben 12 metri. Inoltre, il sottobosco è caratterizzato da un frastagliato ricamo di felci. Tipica della zona è la sua aria fresca e ossigenata. Ugualmente, le castagne di Terelle sono un prodotto di ottima qualità. Anche se di grandezza modesta, mancano del caratteristico colore marrone. Ma sono squisite nel sapore, facili da sbucciare sia lesse che a caldarroste. Nel dialetto locale il loro nome è pezzutèlle o pelusèlle. Sono buone da mangiare anche crude. Si tratta di un prodotto genuino, nutriente, buono. Sicuramente sono un prodotto artigianale locale da valorizzare.
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