Un episodio che ha suscitato non poca indignazione, sia tra la famiglia che ha pagato il servizio che tra gli invitati della stessa: la vicenda si è verificata a conclusione di un pranzo tra parenti ed amici, circa 60 persone, tenutosi per festeggiare una particolare ricorrenza. La famiglia della festeggiata, previo consenso del ristoratore, aveva fornito il locale, che opera nel comprensorio del sorano, di quattro bottiglie di uno tra i migliori spumanti italiani in commercio. A conclusione del banchetto il titolare ha proposto di aprire lo champagne al centro della sala con il metodo “a sciabola”, ovvero una tecnica in cui si usa solitamente una spada corta oppure un comune coltello da cucina che viene fatto scivolare lungo il corpo della bottiglia verso il collo, con un colpo secco all’altezza del tappo, per farlo saltare via: un rituale sicuramente più scenico. Risultato: 2 aperte con tanto di applauso della tavolata, 2 completamente in frantumi. Per riparare al danno il ristoratore ha ordinato al cameriere di servire una bottiglia di spumante, “offerta” dalla casa.
Al pagamento del conto la ragazza si è ritrovata sullo scontrino 20euro in più rispetto a quanto stabilito anzitempo e formalizzato con un “contratto” su cui si riportava il menù e tutti i dettagli pattuiti. La famiglia ha chiesto spiegazioni ed in risposta è stato specificato loro che la somma faceva riferimento all’apertura del prosecco. Raggiunto il titolare telefonicamente, i clienti hanno reclamato il costo mai precedentemente preteso e la perdita di ben due bottiglie, “risarcite” con una sola, tra l’altro di una qualità inferiore. Niente di fatto, ne sono usciti solamente insulti.
Per fare chiarezza, anche noi ci siamo rivolti al ristoratore il quale, un pochino infastidito, ha asserito di aver semplicemente preteso il “diritto del tappo” ed ha aggiunto «Tutti i miei colleghi si fanno pagare l’apertura delle bottiglie, anche questo è un servizio, io ho pure prezzi contenuti rispetto agli altri ristoranti».
Sulla questione della personale iniziativa di aprire “a sciabola” che, tra l’altro, ha procurato la frantumazione di due dei quattro champagne l’imprenditore risponde «Anche se è stata una mia proposta non ho mai detto che sarebbe stata gratuita (ndr, ma non ha nemmeno mai detto o scritto nel contratto che l’apertura delle bottiglie prevedesse un costo). E poi ho risarcito il danno con uno dei miei spumanti». In conclusione vogliamo precisare che il “diritto di tappo” è richiesto da un ristoratore quando il cliente porta del vino o spumante acquistato altrove per cui si rimborsa la somma corrispondente al servizio, alla stappatura, al lavaggio di bicchieri e decanter: in effetti in questo caso si è trattato di un lauto banchetto ed i clienti avevano preventivamente chiesto di portare lo spumante senza incontrare alcuna reticenza del ristoratore il quale lo aveva specificato nel “contratto” ma senza indicare che l’apertura delle bottiglie prevedesse un costo da onorare a parte.
L’articolo 20 euro in più sul conto, il gestore pretende il ‘diritto del tappo’: la festa finisce tra insulti e sdegno proviene da Frosinone News.